L’emozione non ha voce

Nella Catalano e Luigi De Rosa

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La Storia

“A me dà fastidio sentire i vecchi dire: ai miei tempi… alludendo che allora sì che le cose filavano come treni (per l’appunto), mentre oggi tutto va in malora.”

“Ma sapesse che rabbia m’è presa l’altro giorno, quando sono andato in stazione per informarmi su un viaggio da fare con la mia signora, per andare ad Abano. Capisco che i treni veloci, le Frecce, servano a chi per lavoro deve viaggiare, ma tutti gli altri? Le migliaia di persone che ogni giorno devono spostarsi, come fanno? Noi, per andare ad Abano da Bari, siamo costretti a un viaggio della speranza”.

Il signor Luigi, che di anni ne ha 92, un pochino s’infervora: è stato capo stazione per quarant’anni. Quello che, però, lo fa più arrabbiare non sono tanto le tratte, poche o tante che siano, lente o veloci; ciò che lo irrita di più è “l’atteggiamento del personale delle ferrovie. Non sembra vogliano prendersi cura del viaggiatore, del suo spaesamento, del suo bisogno d’essere informato”. “Io invece – continua – mi facevo un punto d’onore di spiegare per filo e per segno le coincidenze, i cambi, gli orari. Perfino le informazioni sulle strade della città sapevo dare”.

Una vita, quella del signor Luigi, sempre in movimento: treno, auto, Nord e Sud Italia. Da giovanissimo, come dipendente delle Ferrovie, viene trasferito nella provincia più lontana dalla Puglia, Bolzano. “Non m’intendevo con nessuno, lassù. Poi piano piano…”. In seguito un altro trasferimento, più a ovest: Torino. “Che città meravigliosa! Ora poi… dopo le Olimpiadi invernali, che bellezza è diventata. Certo c’erano anche le difficoltà, i pregiudizi”.

Si inserisce la moglie, la signora Nella, che porta un pizzico di rammarico: “Tu ci sei stato quindici anni. Io solo sei e nonostante la bellezza della città, non mi ci sono mai adattata fino in fondo. A noi meridionali non ci volevano affittare le case. Chissà quanti figli farete, ci dicevano”.

Luigi, ottimista di natura, lo ammette: “Un po’ di pregiudizio c’era, però c’hanno voluto bene tutti. Si scherzava anche in servizio. Quando mi parlavano nel loro dialetto io rispondevo con il mio. E così capivamo che se volevamo davvero comunicare, dovevamo fare uno sforzo per accettarci reciprocamente”.

La signora Nella lo guarda teneramente: “Vede com’è lui? Buono, accomodante, disponibile”. “Tu invece sei un vulcano perennemente in eruzione” la canzona il marito, con dolcezza. “Sì” – conferma la signora Nella – “Siamo proprio diversi. Opposti”. Come la canzone di Celentano e Mina: “Due caratteri diversi, prendon fuoco facilmente. Ma divisi siamo persi…”.

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C’è una gran complicità fra questi due “giovanotti” che stanno per compiere sessant’anni di matrimonio e si spronano a ricordare l’un l’altro le tante avventure che hanno attraversato insieme. “Come quella volta che decisi di portarla a Sanremo, questa bella signora.

Avevo comperato una macchina sportiva, e allora le auto mica te le consegnavano già rodate. Bisognava per i primi chilometri scioglierle. E così le ho proposto questa gita. Ma lei è donna più da vetrine che da panorami”. Luigi si ferma, e attende la stoccata della moglie. Che infatti, arriva: “Ma smettila! Il fatto è che in quei negozi di Sanremo ho visto una cosa che m’è piaciuta. Delle cornici particolari, colorate. Me le sono studiate e quando sono tornata a Torino, a casa, mi son messa a rifarle”. “Mica a rifarle e basta. S’è messa a venderle!” irrompe divertito suo marito. “Tabaccherie, profumerie, persino a Milano sono arrivata a vendere le mie cornici”, ricorda con orgoglio la signora.

Finché il richiamo della terra d’origine, e la voglia di mettere radici, è stato più forte di tutte le eccitanti avventure tipiche di una giovane coppia. “Vede – ricorda Nella – volevamo tanto un bambino e a Torino proprio non ce la facevo ad averlo. Invece, come siamo tornati a Bari, eccolo qua il mio fiore”. Teresa, la figlia, sorride.

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Di nuovo a Bari, ecco che comincia una nuova vita. “Pensi lei che dopo anni in cui facevo il capo stazione e davo ordini di qua e di là, mi sono messo al servizio di mia moglie”.

A raccontare questa storia, questa volta, è la figlia Teresa. “Mia madre è stata una delle prime persone che s’è occupata di marketing in Italia. Faceva le ricerche di mercato. Andava in giro per le strade, per i negozi a intervistare la gente sulle loro abitudini, sui loro comportamenti d’acquisto. Pensi che qualcuno aveva persino chiamato i carabinieri, insospettiti da questa persona che pensavano fosse solo un’impicciona”. “Andavamo in giro per tutte le Calabrie”, ricorda sornione Luigi. “Con Teresa piccina, tutta infagottata in macchina, io facevo l’autista e la scarrozzavo in lungo e in largo”. Una vera passione, quella delle automobili, per Luigi. Conferma anche Teresa: “Una volta i miei genitori si prendono una vacanza e decidono di trascorrere un paio di settimane in Umbria. Io li sapevo quella mattina a Città di Castello. Lo sa da dove mi hanno telefonato la sera? Da Vienna!”. “E questo è nulla, ricorda Luigi, un giorno passo a prendere mia moglie a Roma dopo un incontro di lavoro. Dai, le faccio, andiamo in Spagna. E così una sera ci siamo fermati a Madrid e la sera dopo a Siviglia.”

Viaggiare, che passione. Nel 2008, per i cinquant’anni di matrimonio, sono stati a New York e alle cascate del Niagara. Del resto, ad eccezione dell’Australia, i coniugi Catalano hanno girato tutto il mondo.

Sono colpito da tanto dinamismo, non so bene che dire. Mi cade l’occhio su una fotografia incorniciata in cui si vedono loro giovanissimi. La signora Nella intercetta il mio sguardo e mi fa: “Carini vero? Siamo noi nel 1957”. Mi scappa di fare al signor Luigi: “Mamma mia. Che belli che siete! Lei signora un fiore. E guarda Marzia se il signor Luigi qui non sembra proprio Tyron Power!” “Si è vero” tutte e tre le signore, Nella, Teresa e Marzia annuiscono convinte. “E lei signora” – oso incoraggiato dal mio successo “lei a chi pensa di assomigliare?” “Io?” – fa lei. “Io a nessuno. Sono gli altri che assomigliano a me.”

stannah

Da sempre realizziamo montascale per consentire libertà di movimento ai nostri clienti. Dall’ascolto dei loro racconti nasce il progetto Stannah Racconta, una raccolta di storie di uomini e donne straordinariamente ordinari.

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