Il Pelé ivoriano con le gambe storte alla Garrincha

Appoh Paul

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La Storia

Un pezzo di Costa d’Avorio a Milano. Un uomo che ha il viso di Morgan Freeman, le gambe alla Garrincha, e un prezioso ricordo nel cuore, e in foto, del grande Pelé.

Si chiama Appoh Paul, abita a Milano, e accoglie me e Marzia, la mia fidata fotografa, nel suo salotto milanese, dove spiccano alle pareti sette maschere ivoriane, tutte scolpite a mano, mischiate alle immaginette di Papa Francesco. Al suo fianco, la moglie. Una signora elegante, luminosa. Paul ha una camicia bianca, che fa risaltare il colore della sua pelle, molto scura. La signora un filo di perle, che illumina il viso e lo rende ancor più diafano.

Dalla cura con cui siamo accolti, dalle attenzioni che i nostri ospiti ci riservano, capiamo facilmente quanto questa coppia sia ospitale e calda. Il salotto è un connubio di arte, storia e religioni diverse: qua e là ci sono statuette raffiguranti animali, sculture, ritratti e diversi soprammobili che si amalgamano senza alcuna difficoltà fra di loro in un piacevole contrappunto.

Il signor Paul appartiene a una delle sessanta etnie che la Costa d’Avorio vanta. Apoloh è il nome di quest’etnia, d’origine ghanese, il cui retaggio più evidente per il signor Paul sta probabilmente nel cognome che porta. La maggior parte delle etnie sono animiste, per cui la popolazione che vi appartiene ritiene che ciascuna cosa sia pervasa da spiriti benefici o malefici. Il signor Paul invece è cattolico, credo che insieme alla religione musulmana raccoglie la maggior parte degli ivoriani.

Nonostante certe difficoltà nei movimenti degli arti, il signor Paul mostra un fisico asciutto e potente. Ci mostra delle foto di sé cinquantenne, in forma straordinaria.

Ancora oggi il suo volto non mostra i settantacinque anni che ha (è nato nel 1942 ad Azzurethi, cittadina non distante da Abjdian, affacciata sull’oceano Atlantico, primogenito di Amaha, la madre casalinga e Quaffi il padre pescatore).

In Costa d’Avorio il signor Paul frequenta la scuola francese, e si fa notare per le sue qualità di calciatore in erba. D’altra parte il calcio, nel suo Paese, è molto sentito. Anche se è solo nel 2006 che una squadra ivoriana si qualifica ai mondiali in Germania. “Come mai?” gli domando. “Vede – mi risponde il signor Paul – La Costa d’Avorio nel 1960 conquista l’indipendenza e vive un lungo periodo caratterizzato da un notevole sviluppo economico.

A metà degli anni settanta vengono scoperti vasti giacimenti di petrolio al largo della costa. Oggi, è il maggior produttore ed esportatore mondiale di caffè, semi di cacao e di olio di palma. Ma purtroppo dopo venticinque anni di pace e lavoro, negli anni ottanta arriva la crisi. Crollano i prezzi dei prodotti d’esportazione. Non bastasse, una terrificante siccità colpisce il Paese. Scoppiano disordini, il malcontento dilaga, un governo si succede all’altro in un vorticoso giro d’instabilità”. “E immagino che chi può scappi dal Paese in cerca di condizioni di vita più tranquille e serene”. “Esatto – conferma il signor Paul – e anche se la situazione non è tornata tranquilla in modo completo, tuttavia il miglioramento s’è visto. Anche nel calcio”.

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Nel 2006 la Costa d’Avorio è ammessa per la prima volta ai Mondiali di calcio in Germania.

“Abbiamo battuto il Camerun per qualificarci. Quel famoso Camerun che con i suoi “leoni” aveva fatto sbiancare la Nazionale Italiana, se lo ricorda?”, mi punzecchia. Faccio finta di nulla e, un po’ perfido, continuo: “Però non siete riusciti ad arrivare agli ottavi di finale”. Il signor Paul annuisce e mi ricorda che per altre due volte la Nazionale Ivoriana arriva a disputare i Campionati del mondo, nel 2010 in Sudafrica, nel 2014 in Brasile, ma in entrambe le occasioni fallisce la qualificazione agli ottavi di finale.

“Vedo che lei è appassionato di calcio. Ha mai giocato, dopo la scuola, in qualche squadra?” domando. Il signor Paul mi lancia un’occhiata che è tutta un programma. Chiede alla moglie, la signora Angela, di portargli quella foto. “Tu sai quale”, dice misterioso. In attesa del ritorno della signora, il signor Paul continua: “A vent’anni ho voglia di conoscere il mondo. Dopo un bel viaggio in nave sbarco a Bordeaux.

Frequento una scuola professionale che m’insegna l’arte del saldatore, il mestiere della mia vita. Una volta che mi sono specializzato, vado a lavorare in un’azienda che ha al suo interno una squadra di calcio”. Qui fa una pausa, da attore navigato. La moglie è appena tornata dalla stanza, e tiene in mano qualcosa, forse una fotografia. Il signor Paul se la fa consegnare, e la tiene premuta contro il petto.

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Ricomincia a raccontare: “Gioco a pallone regolarmente. Un giorno certi osservatori del Bordeaux mi notano e m’ingaggiano”.

Io sono a bocca aperta. Non sono un esperto di calcio internazionale, ma so che il Bordeaux è una della più importanti squadre francesi. “Sa che soprannome m’ero guadagnato?” Ora ho anche gli occhi spalancati: “Garrincha. Garrincha, lo sa, aveva una gamba più corta dell’altra e sapeva fare dei dribbling che lasciavano imbambolati tutti i difensori del mondo. È stato uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. Ed io per certi versi un po’ lo ricordavo, perché all’epoca le mie gambe erano un po’ arcuate, potenti ma storte”. “Dunque lì, in quella foto che stringe al petto, c’è lei in maglietta e calzoncini del Bordeaux?” domando incredulo.

Non è ancora il momento della rivelazione, il racconto prosegue. “Sa, ero stanco, avevo voglia di fare un po’ di ferie. Vado in Svizzera e lì mi prende il Losanna. Dopo due anni mi offrono di allenare i bambini in una cittadina dalle parti di Saint Moritz. E qui ho incontrato e conosciuto lui”. Ecco che finalmente il signor Paul gira la foto e io lo vedo: c’è Pelé che mi sorride in quella foto. Pelé accanto al signor Paul. “Si il grande Pelé era venuto a visionare le squadre di calcio in Svizzera”. Ma qualcosa, o qualcuno, gli faranno prendere un’altra strada.

A Milano, dove si era trasferito per lavoro, conosce Angela, bionda, dolce e s’innamora. Presto sposi i due mettono al mondo tre bei ragazzi. Nel frattempo il signor Paul e Pelé si incontrano di nuovo: a Milano il campione brasiliano fa il Direttore Commerciale di una grande multinazionale americana e in questa veste va in giro per l’Europa: vorrebbe portarsi via il loro figlio maggiore per avviarlo alla carriera del calciatore in Brasile. Ma il signor Paul non cede alle lusinghe e si tiene accanto i figli per farli studiare ed avviarli ad una vita serena e proficua.

“L’Italia è una terra meravigliosa, Milano è bellissima. Io sono felice qui. Certo che è stata dura: questa è una terra che t’indurisce. In Costa d’Avorio la gente è sempre sorridente, accogliente. Qua è tutto più difficile, duro, faticoso. Ma io sono stato e sono felice.” Il suo volto bellissimo conferma l’intensità del suo sentimento mentre gli occhi della signora Angela, gli sorridono.

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Da sempre realizziamo montascale per consentire libertà di movimento ai nostri clienti. Dall’ascolto dei loro racconti nasce il progetto Stannah Racconta, una raccolta di storie di uomini e donne straordinariamente ordinari.

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